Google, non solo ricerca per il gigante di Mountain View
April 8, 2021 In Blog, Industry 4.0, Innovazione Leave a comment
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La sua pagina semplice ma immediata é lo sfondo di navigazione di molti di noi e probabilmente quella da cui partono la maggior parte delle nostre navigazioni web. Ci riferiamo ovviamente a Google, probabilmente il motore di ricerca più famoso al mondo, che, in pochi anni ha rivoluzionato il sistema di ricerca sul web, ampliandolo ed arricchendolo.
Non più solamente una riga di testo alla base del successo di Google, ma una ricerca intelligente, che può essere dedicata a specifici settori, come quello delle immagini, dei video, delle mappe o direttamente in ambito shopping.
Questo servizio di ricerca per cui Google è conosciuta universalmente si è arricchito ulteriormente grazie alla disponibilità dello stesso per ogni tipo di device ed alle modalità di ricerca avanzate, come ad esempio quella vocale o quella per immagini, a corollario Google ha esteso la propria offerta ai servizi di posta elettronica, data storage, creazione e modifica di documenti, traduzioni e molto altro.
Ma la creatura di Larry Page e Sergey Brin non é solo questo e l’estensione continua di Google e della sua galassia Alphabet è in continuo divenire, grazie in particolare a due progetti innovativi.
Avere il controllo della maggior parte delle ricerche mondiali è una grandissima responsabilità ed onere, ma anche una miniera di informazioni utilissima se si sa come usarla, cosa che Google ha imparato a fare molto bene. Google è una società privata, con fini di lucro e con costi, stipendi e dividendi da distribuire ogni giorno, mese ed anno. Ecco quindi che una delle sue principali fonti di guadagno attualmente è rappresentata dal sistema pubblicitario che gira intorno al “mondo” delle ricerche. Raccogliere i dati di ricerca e di navigazione diventa quindi un passaggio indispensabile per il gigante di Mountain View, che utilizza gli stessi per proporci pubblicità mirata ed allo stesso tempo offrire a coloro che vogliono acquistare inserzioni e visibilità, bacini di utenti già potenzialmente interessati al prodotto o servizio che si vuole proporre o lanciare.
Per gestire in maniera trasparente ed efficiente, anche rispettando la privacy e le regole di conservazione che possono differire per ogni paese, Google ha investito pesantemente sulla propria dotazione hardware e software, arrivando a creare algoritmi e best practices che hanno permesso ai sistemi di ricerca di Mountain View di rimanere all’avanguardia rispetto alla concorrenza.
Le applicazioni di Data Mining permettono ad Alphabet (ombrello che racchiude tutte le attività business di Google) di essere all’avanguardia nella gestione dei rischi, nella prevenzione della criminalità informatica, nella rilevazione preventiva di frodi e reclami e nella pubblicità contestuale e dedicata e per quanto riguarda la proposta di contenuti correlati, vera e propria miniera d’oro per Google. Il data mining in fase di ricerca si può poi integrare all’analisi dei social media (ragione per cui negli anni Google ha cercato di entrare anche in questo settore con alterne fortune) al fine di “analizzare e prevedere” opinioni, emozioni e possibili nuove esigenze o mode che si stanno creando.
Ogni nostra azione in rete crea nuovi dati, la nostra connessione ed interazione con il web attiva 24 ore al giorno, moltiplicata per i miliardi di persone che accedono alla rete costantemente ha generato volumi di informazioni, ricerche e risultati sempre più grandi. Dati che se solamente raccolti ma non elaborati non servono a nulla. Il problema é che avere tantissimi dati da elaborare in tempo quasi reale prevede una capacità di elaborazione enorme, quasi impensabile per le attuali strutture di calcolo. Ecco perché Google grazie alle risorse a disposizione si é buttata a capofitto nell’ambito dei computer quantistici. É di poco più di un anno fa infatti, la notizia con cui Google ha informato di aver risolto in poco più di 200 secondi un calcolo che avrebbe richiesto ad un super computer tradizionale 10000 anni di tempo (anche se alcuni concorrenti diretti dicono che si trattasse di un problema da alcuni giorni…con una riduzione comunque non indifferente, anche se questo fosse il caso).
Un “salto” del genere nei tempi di elaborazione é possibile solo grazie a questa nuova generazione di macchine che lavorano su un concetto ipotizzato dalle leggi della fisica e della matematica quantistica.
Questo tipo di computer (a cui non sta lavorando solo Google, ma anche IBM e molti altri competitor) sfrutta infatti queste basi di fisica moderna, che lavorando in qubit permettono di svolgere innumerevoli calcoli in contemporanea, a differenza del classici computer basati su transistor e silicio. Il computer quantistico non usa più il concetto del sistema binario in cui un’informazione può solamente essere 0 o 1, ma nello stesso, questa informazione può essere un qualsiasi valore tra questi estremi, con il vantaggio ulteriore di poter essere “entangled” ossia “intrecciato”, permettendo così ai calcoli di poter interagire tra loro già nel momento in cui vengono effettuati.
Certo, il computer quantistico é ancora un progetto in divenire e probabilmente non potrà portare a risultati ed applicazioni pratiche per almeno i prossimi dieci anni, ma la ricerca di tutti i big del settore è ora focalizzata su questa evoluzione ed al momento Google sembra essere ancora un passo avanti rispetto alla totalità dei suoi competitor.